Come chiunque abbia conquistato dipendenza sa, il primo passo è ammettere che hai un problema. La Cina, agganciata al suo debito per gran parte degli ultimi dieci anni, è probabile che abbia raggiunto quel punto. Nelle ultime settimane i funzionari hanno parlato a lungo di dipendenza preoccupante del paese a credito per alimentare la crescita. Essi hanno anche delineato una serie di possibili soluzioni. Una “persona autorevole” che è voluta rimanere anonima ma che probabilmente è Liu He, consulente economico del presidente Xi Jinping, ha avvertito che una leva alta potrebbe innescare una crisi finanziaria sistemica. Il carico totale del debito cinese è passato da meno del 150% del PIL nel 2008 a più del 250% alla fine dello scorso anno. Aumenti di quelle dimensioni sono presagire difficoltà economiche.
Il mese scorso il governo ha convocato la sua prima conferenza stampa su questo tema andando a riunire i funzionari del ministero delle Finanze, la banca centrale, il regolatore bancario e una agenzia di pianificazione di alto livello. L’Accademia cinese delle scienze sociali, un importante gruppo di ricerca ufficiale non specificato si sono unite al dibattito interno riguardo questo problema. Il gruppo di ricerca della banca centrale ha pubblicato un documento con una sezione intera dedicata alle possibili soluzioni che verranno vagliati settimana prossima a Pechino.
Il problema del debito è abbastanza evidente anche effettuando un rapido confronto con le altre grandi economie: la Cina è nella media per quanto riguarda il debito totale, ma sono decisamente più consistenti le passività aziendali. Ciò nonostante il fatto che si segni un cambiamento di tono rispetto agli ultimi anni, in quanto i funzionari pubblici e privati si sono maggiormente concentrati sulla pulizia del debito del governo locale. Questo ha presentato una soluzione più immediata ma più piccola del problema. Di certo il crollo della borsa cinese, come facilmente riscontrabile con diversi broker come IG, ha solo posto ancor più in evidenza la tematica.
Però sembra trasparire che non ci sarà alcuna fretta di ridurre la leva finanziaria. Sun Xuegong, una figura di rilievo del governo cinese, ha detto che si è cominciato a rallentare l’aumento del suo rapporto debito-PIL, cercando di evitare troppi danni collaterali all’economia nel processo. I funzionari pensano di poter attutire il colpo da eventuali deleveraging in tre modi. In primo luogo, vogliono che il finanziamento azionario vada a contribuire a sostituire il debito. Soluzione difficile da attuare, dato lo stato doloroso del mercato azionario dopo il già citato crollo dello scorso anno. Ma ci sono altri modi. I regolatori stanno anche lavorando su un programma in base al quale le banche dovranno scambiare alcuni prestiti alle imprese indebitate per partecipazioni. Per ora le banche hanno respinto al mittente questa soluzione, temendo che saranno venduti gli investimenti sbagliati. Tuttavia sembra sempre più imminente il momento in cui la maggiore economia del mondo dovrà affrontare il problema del suo debito prima che diventi incontrollabile.